Anita Cantieri nacque in un sobborgo, cosiddetto Arancio, vicino a Lucca, il 30 marzo del 1910; era la penultima di 12 figli dei coniugi Davino Cantieri e Annunziata Fanucchi, contadini poveri e onesti, molto benvoluti da tutti e molti religiosi. Fu battezzata il 3 aprile successivo e le fu dato il nome di Anita.Il padre era emigrato in Argentina per lavoro e morì a 72 anni; alla famiglia provvidero in particolare le figlie Irma e Rita, che proprio nella loro casa impiantarono
un laboratorio di maglieria, invitando a lavorare con loro alcune brave giovani per poter anche far fronte alle numerevoli spese della lunga malattia della sorella Anita.
La madre era anch’essa deceduta nel 1956: dei suoi 12 figli, quattro erano femmine e otto maschi, tre dei quali però morirono prima della nascita di Anita.
Ella da piccola fu affidata ad una conoscente, ove rimase circa fino ai sette anni; frequentò diligentemente la scuola elementare; fece a cinque anni la sua Prima
Comunione e pochi mesi dopo ricevette la Cresima.
Era una bambina normale di temperamento obbediente, docile anche se vivace e allegra e capace di qualche capriccio; si capiva già che era molto portata alle cose di
Dio.
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Nel 1937 entrò a far parte dell’Azione Cattolica e divenne l’anima del movimento; da lei partivano, nonostante dovesse stare a letto, tutte le iniziative: esercizi
spirituali, adunanze, settimane per le giovani ecc.
Stava poi in stretto rapporto con il Centro Diocesano e le sue dirigenti, che si trovavano spesso al suo capezzale per avere consigli e direttive. Per tutto questo ella
offriva sempre tutte le sue sofferenze e la sua preghiera.
Si occupava anche delle vocazioni ecclesiastiche e con tanto ardore si dedicava (per quanto poteva) alla cura delle Missioni.
Aveva una straordinaria fortezza e serenità nel sopportare i suoi terribili dolori, che erano veramente forti. Nel 1938 ebbe una grave crisi di cuore che fece pensare alla
fine e nel 1941 un ascesso che esigette un intervento chirurgico. Oltre alle sofferenze fisiche si aggiunsero quelle morali, per l’acuirsi di contrasti
tra la sua parrocchia dell’Arancio e il Monastero delle religiose Passioniste. Fu ingiustamente accusata; la condannavano perché la Superiora delle Passioniste
diceva che sarebbe dovuta intervenire a loro favore. Ci furono per tutto questo varie
questioni e spiacevoli intese, per cui dovette non poco soffrire.
Alla sua tubercolosi generalizzata si aggiunsero complicazioni peritonitiche e un tumore addominale; malgrado i dolori lancinanti non rinunciò fino alla fine ad incontri e riunioni con amiche e compagne: diminuirono solo le lettere perché le forze ormai l’abbandonavano. Pare che abbia avuto anche doni soprannaturali; morì di una morte veramente santa, il 24 agosto 1942.
Dal sito dei Carmelitane Scalze