Fondazione Azione Cattolica Scuola di Santità
CATHOLIC ACTION SCHOOL OF SANCTITY FOUNDATION
FUNDACIÓN ACCIÓN CATÓLICA ESCUELA DE SANTIDAD
Pio XI
Fondazione Azione Cattolica Scuola di Santità
CATHOLIC ACTION SCHOOL OF SANCTITY FOUNDATION
FUNDACIÓN ACCIÓN CATÓLICA ESCUELA DE SANTIDAD
Pio XI

NOTE BIOGRAFICHE E ITER DELLA CAUSA

Carmelo (Lillo) Spinelli

1 maggio 1935, Reggio Calabria -14 giugno 2009, Reggio Calabria

 

1 maggio 1935 Primo giorno della vita terrena di don Lillo Spinelli accolto da papà Gerardo, maresciallo dei Carabinieri, e da mamma Carmela Mangeruca, sarta e pellicciaia; terzo di sei figli. 14 giugno 2009 Primo giorno della sua vita “celeste”.
29 dicembre 1957 Viene ordinato sacerdote dal Servo di Dio Mons. Giovanni Ferro, venerato Arcivescovo di Reggio Calabria. Necessita una dispensa perché non aveva ancora raggiunto i canonici 23 anni di età.
1958 Il Vescovo gli affida il compito di educatore dei ragazzi della scuola media e di insegnante di Lettere presso il Seminario minore. A febbraio dello stesso anno Don Lillo inizia il suo lungo e più che fecondo servizio pastorale nell’Azione Cattolica Italiana che porta avanti per oltre 50 anni. Assistente diocesano GIAC e Aspiranti, per tre trienni Assistente del Settore Giovani, per nove trienni Assistente unitario fino al 2008. E poi il servizio a livello regionale come Assistente degli Aspiranti, dell’A.C.R e Assistente Unitario.
24 agosto 1974 Ha la gioia di vedere inaugurata la Chiesa di Santa Venere di Trunca, nata per incanalare in un progetto missionario le energie e gli ideali di un gruppetto di sessantottini contestatori che avvertivano l’esigenza di “cambiare il mondo”. I lavori cominciano nel 1970 proprio nel periodo in cui Reggio Calabria viveva l’esperienza dei moti e le barricate rendevano difficili gli spostamenti.
Giugno 1990 Raccoglie l’eredità di Mons Calabrò, l’amato Vicario generale, nell’accompagnamento della Piccola Opera Papa Giovanni e del Centro Comunitario AGAPE fino al 2009. Promuove la nascita del Consultorio familiare diocesano che ospita nei locali della sua parrocchia. Da grande uomo di fede ha saputo farsi amare ed apprezzare per la sua vita vissuta da testimone credibile dell’amore di Cristo per l’umanità, nelle varie realtà in cui ha operato. Vice-parroco per 10 anni, parroco della Parrocchia di San Sebastiano al Crocefisso per 36 anni, docente di religione nella scuola pubblica, Segretario del primo Consiglio Presbiterale diocesano.
Appunti sulla vita di don Lillo

Da seminarista (1955) nelle sue meditazioni scriveva:
“O Gesù, stasera hai cominciato a rivelarmi i precisi disegni che hai su di me: Mi vuoi povero di spirito, distaccato dalle cose terrene… ed io ti prometto con tutto il cuore che voglio esserlo. Tu vuoi che non mi adatti alla comodità della vita oziosa, ma sia attivo nella tua vigna; …che io non vada in cerca di notorietà ma di oscurità; che non sia posto in alto ma in basso; … non sprofondi nelle sporcizie di questo basso mondo, ma fissi il mio giovanile sguardo in TE, mio stupendo esemplare, mio bellissimo modello, mia sicurissima Via, mia gioiosa Vita. …Vuoi infine che io sia umile, o mio caro Gesù; umile come la limpida acqua di un ruscello montano…vuoi che non sia superbo come un fronzuto albero infruttifero… Dio mio, tu mi hai amato solo perché io ti abbia a servire, lodare e ossequiare.”

Ed è cosi che lo abbiamo conosciuto noi, i suoi ragazzi.
“I miei ragazzi”
Questo eravamo noi giovani del Centro diocesano di A.C. per don Lillo Spinelli. E per noi giovani, per più generazioni di giovani, don Lillo è stato padre, fratello ed amico. Aveva cura delle persone. Accogliente per natura, lo era ancora di più con quei giovani di Azione Cattolica che non trovavano terreno fertile nelle loro parrocchie, anche perché alcuni parroci stentavano a star dietro alla grande novità conciliare che voleva i “laici protagonisti” nella Chiesa. Don Lillo, invece, era sempre un passo avanti.
Ha fatto suo il pensiero del Concilio Ecumenico Vaticano II che attribuisce al clero il ” dovere di riconoscere e poi promuovere la dignità dei laici” . “Si tratta di riconoscere non di dare la dignità. Appartiene a loro” scriveva in un suo saggio. Per lui i laici sono sempre stati preziosi “corresponsabili” non semplici collaboratori. E negli anni ’60, ma anche nei successivi, non era per niente scontato. Per meglio operare in questo settore, si specializza alla Pontificia Università Lateranense in Teologia del laicato.
Promuove e sostiene l’Azione Cattolica tanto da rivitalizzarla là dove c’è e farla nascere in quasi tutte le altre parrocchie con l’aiuto di laici appassionati. Grazie alla sua capacità di creare legami belli, vince le remore di tanti sacerdoti che non avrebbero voluto cedere “una parte del loro potere” e accompagna tanti giovani e adulti nell’assunzione di “responsabilità” sia in ambito ecclesiale che professionale, sociale e politico. Ridimensiona quanti provano ad “usare” l’Associazione principalmente come trampolino di lancio verso la politica. E’ l’anima di coinvolgenti campi scuola diocesani, che hanno cambiato la vita di tanti, prima a Zervò e poi nel Soggiorno San Paolo di Cucullaro in Aspromonte. Esperienze di formazione e forte spiritualità ma anche divertimento e… scherzi da prete. Era un maestro anche in questo. E poi la dimensione nazionale. Come non ricordare il forte legame amicale, associativo ed ecclesiale che don Lillo ha sempre avuto con gli Assistenti Nazionali, in particolare con mons. Filippo Franceschi.
Con il Prof. Roberto Petrolino possiamo dire che quella di don Lillo è stata “una vita donata all’Azione Cattolica. Una vita donata a servizio della nostra Diocesi. Una vita donata a tante generazioni di laici” . Qualche suo confratello, tra il serio ed il faceto, diceva: “Don Lillo è un laico veramente esemplare”.

“O Gesù stasera hai cominciato a rivelarmi i precisi disegni che hai su di me”.
Aveva un carisma particolare. Sapeva aprirsi all’ascolto. L’ascolto nel silenzio e nella meditazione, il continuare a fissare il suo sguardo -rimasto sempre giovanile – in Gesù sua “gioiosa Vita”, erano la sua fonte di energia. Prezioso padre spirituale per molti, sapeva aprirsi anche all’ascolto delle persone che aveva accanto, in particolare, come dice ancora il prof. Roberto Petrolino,”dei tanti giovani che, prima nella GIAC poi nel Settore Giovani di A.C. hanno frequentato il Centro diocesano. Una direzione spirituale lucida, mai invadente, rispettosa, concreta (la concretezza di una fede matura)”. Mons. Antonino Iachino dice di don Lillo: “Sta con i giovani, li ascolta, attento ed intento ad accompagnare ciascuno nel cammino verso la maturità cristiana; appassionato nel promuovere la comunione, armonizzando le diverse mentalità, educando al dialogo, al perdono, alla correzione fraterna, all’attitudine al pensare insieme, alla condivisione dell’impegno, alla elaborazione comunitaria dei progetti… Vuole che i giovani imparino a ragionare, a criticare, a volere un mondo nuovo da costruire insieme”. La nuova Azione Cattolica unitaria del 1969 vede la diocesi di Reggio Calabria spedita sulla via del rinnovamento e del servizio alla Chiesa anche grazie al prete biondo, ai suoi ragazzi e a tanti adulti che, attraverso l’A.C., hanno contribuito fattivamente alla plantatio ecclesiae secondo lo spirito conciliare. E di strada se ne è fatta tanta.

“…. che io non sia posto in alto ma in basso”
Da “tappabuchi” , come amava definirsi, era sempre obbediente al Vescovo che lo inviava a sostituire confratelli in difficoltà e a celebrare nei luoghi più sperduti dell’Aspromonte. Portando la Parola ai tanti fedeli di quelle contrade, raccoglie in particolare la sofferenza degli abitanti di Santa Venere di Trunca: era molto difficile per loro raggiungere a piedi la parrocchia più vicina sia per la distanza che per le strade impervie. La sua passione per gli ultimi e per le periferie si traduce in un progetto preciso: costruire in quel luogo una chiesa, costruire una comunità. Nel periodo a cavallo tra gli anni ‘60 e ’70, quando non c’era l’8 per mille, mette a disposizione di questo progetto la sua creatività, la sua manualità, la sua capacità di coinvolgere le parrocchie, tanti confratelli, ma soprattutto tanti giovani (circa 400). Ed ecco i numerosi campi di lavoro che il 24 agosto 1974 portano alla inaugurazione della Chiesa di Santa Croce in Santa Venere ed alla creazione di una vera comunità. Per cinque estati questi giovani missionari aiutano i pochi operai del luogo nella costruzione della chiesa, fanno catechismo e doposcuola, aiutano nei campi, tessono relazioni che durano nel tempo. Testimonianza concreta di vita cristiana. “Una storia di fatti non di parole” come diceva lo stesso don Lillo. Nel 1977 Santa Venere sarà elevata a Parrocchia. Ultimo dono di Mons. Ferro a quella popolazione e a quel santo sacerdote prima di lasciare la guida della diocesi. Ma il dono più grande lo fa Dio con una vocazione sacerdotale frutto di questa esperienza. Continuando insieme a i suoi ragazzi e ai suoi confratelli , don Lillo si è preso cura di questa creatura fino alla fine dei suoi giorni.

” mi vuoi … attivo nella tua vigna”
Oltre che nella parrocchia di Santa Venere, ci sono tracce della sua creatività e della sua passione per la falegnameria nel Soggiorno San Paolo di Cucullaro sede dei campi scuola diocesani. Pensa e realizza una Cappella che, più dignitosamente dell’ anonimo salone, possa ospitare le celebrazioni eucaristiche. Di funzionali e bei lavori in legno, fatti con le sue mani, arricchisce la parrocchia di San Sebastiano al Crocefisso e la tavernetta della casa della sorella dove riuniva abitualmente i suoi confratelli e anche i laici per incontri di lavoro e di convivialità. Quanti bignè alla crema! In tante nostre abitazioni è custodito gelosamente un piccolo dono realizzato da don Lillo nella sua falegnameria. Ha molto lavorato, riuscendoci, per fare del Collegio Assistenti un’occasione di amicizia e fraternità. Ha condiviso l’abitazione con altri confratelli. Si, perché tratto caratteristico di questo prete era la comunione e la condivisione.

“…. Dio mio, tu mi hai amato perché io ti abbia a servire, lodare, ossequiare”
Don Lillo raccoglie il testimone dalle mani di mons. Italo Calabrò e diventa la guida spirituale di quanti operano nelle numerose opere da lui fondate, a partire dalla fine degli anni ’60, per dare risposte concrete alle tante povertà presenti nella nostra diocesi. Ed anche qui serve, ama ed ossequia Cristo negli ultimi. Era il 1968 quando il Vescovo, sempre attento ai figli più fragili, chiede a don Italo di occuparsi di alcuni disabili mentali e lui, coinvolgendo tanti giovani, accoglie nella sua piccola parrocchia i primi sei. Nel tempo apre nuovi spazi di solidarietà e volontariato, creando comunità di accoglienza, centri di riabilitazione, ecc. La Piccola Opera diventa strumento di liberazione da tante difficoltà sotto la guida di Don Italo prima e don Lillo poi. Due sacerdoti fedeli a Cristo, liberatore degli uomini e amico dei poveri più poveri.

“… umile come la limpida acqua di un ruscello montano”
Quanti l’abbiamo conosciuto possiamo testimoniare la sua umiltà e la fecondità del suo passaggio su questa terra. Di lui Franco Miano ha scritto: ” …è stato un esempio di santità nel quotidiano esercizio di un ministero sacerdotale vissuto pienamente….. il suo è stato un lavoro semplice, umile, determinato, sincero, efficace, sostenuto da un carattere verace e autentico, uno stile di vita sobrio ed essenziale, una fede forte, una fiducia incrollabile in Dio, sua unica ricchezza…..sacerdote appassionato di Dio e della Chiesa che tanto si spendeva per la nostra A.C.”

“Dio mi ha fatto e da Lui dipendo come un ruscello che scorre a valle essenzialmente perché ha una Sorgente” (1955)

Mariella Clobiaco